Giovinezza uguale inesperienza?

Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
(Italo Calvino)

Il meccanismo perverso della società odierna è quello di additare e colpevolizzare l’inesperienza.
Essere inesperti significa anche e soprattutto “potenziale inespresso“. L’inesperienza è la migliore occasione che un essere umano ha per apprendere da altri, per aggiungere ed arricchire ciò che già c’è.
Ci può fornire indizi utili per capire cosa va innovato e rinnovato, perché i tempi cambiano e, chi meglio dei giovani può dirci cosa e come dovremmo innovarci?
Ci facciamo guidare da rigidi “schemini” appresi a memoria, limitiamo le nostre idee per seguire regole che talvolta perdono il loro senso.
Non fraintendetemi, le regole sono molto importanti, ci forniscono una sorta di “guida” universale per un quieto vivere.
Ma, ahimé, non siamo tutti uguali e anche le generazioni si evolvono.
Rifiutare il nuovo e rinnegare il futuro senza nemmeno provare ad accoglierlo e comprenderlo, questo è stupido!
Insegnare significa prima di tutto raccontare la storia di ciò che l’umanità ha vissuto, osservato, costruito.
Pretendere che si resti tali e quali significa deprivarsi del piacere della scoperta. Un piacere che, guidato dalla curiosità che solo chi ricorda la sua giovinezza, utilizza, ma che appartiene ad ogni essere. Una ricerca che non ha confini. Raramente permette di trovare risposte, apre la strada a nuovi quesiti e a nuove prospettive.
Insegnare, non significa riportare o tramandare. Presupporre che si debba restare tali, è una follia! Lo scopo dell’insegnamento è quello di andare avanti imparando cosa è importante ricordare onde evitare gli errori del passato.

Non si smette mai di ricercare e di apprendere a seconda del grado in cui ci si apre alle novità.