L’intensità che c’è nel litigare, nel discutere, nel lasciarsi e riprendersi, cercandosi, allontanandosi, odiandosi, amandosi come non esistesse nient’altro che il/la proprio/a compagno/a. Amore e odio, ambivalenza, tristezza, felicità, un mélange di emozioni tutte reali e presenti, che lottano per il fugace dominio di un istante.
Le parole si fanno importanti tanto quanto i gesti e tutto diventa una contraddizione, ti amo, ti odio, non ti sopporto, sei la mia vita, pensieri sinceri.
Perché il giudizio di chi non comprende questa coppia non considera che la vita stessa è ambivalenza e contraddizione, che un attimo si sta bene e l’attimo dopo male, che si può provare tante cose per la stessa persona e che talvolta la desideriamo e talvolta la sopportiamo, forse con un’intensità meno aggressiva.
Come dico sempre a me stessa, “l’equilibrio è un oscillare da un lato all’altro, senza mai troppo finire agli estremi”. Beh, in una relazione patologica, cotanta intensità in un senso, per mantenere il suo equilibrio, deve produrne cotanta nell’altro senso. può sembrarvi malato tutto questo, forse lo è, non lo so. Penso che certe persone non possano farne a meno perché il continuum di svalutazione/idealizzazione, di dipendenza/emancipazione che si stabilisce in quella relazione forse è l’unico modo che queste persone conoscono per poter comunicare. Ve ne sono sicuramente degli altri meno invasivi, ma semplicemente non li usano o non li conoscono perché non li hanno mai potuti sperimentare. Queste persone si attraggono come calamite, sono la perfetta combinazione l’uno per l’altra, o si annientano o sopravvivono nel ripetere giorno per giorno queste dinamiche e non finisce mai la burrasca. per mantenere vivo il ricordo delle relazioni oggettuali primordiali, rimosse e ri-attualizzate e perpetrate come fosse l’unico copione che hanno a disposizione.
Dopotutto, l’Amore sano, quello più sicuro, più tranquillo, è migliore: meno stress, meno preoccupazioni, meno paure, probabilmente meno spontaneità.
Questo non è un modo per giustificare o criticare, il messaggio che voglio trasmettere è che “ognuno ama come può, con le risorse che ha a disposizione e con i modi che ha appreso”. Questo non significa che se non si possano apprendere modalità migliori di vivere l’Amore, ma se si decide di stare insieme, entrambi bisogna volerlo sinceramente e profondamente, senza voler cambiare del tutto i connotati al proprio partner, altrimenti si fa prima a cambiare partner.
L’ambivalenza emotiva, il famosissimo “Odi et Amo” di Catullo, è una componente presente in tutte le relazioni d’affetto, con intensità e reazioni diverse a seconda del nostro livello evolutivo relazionale e delle esperienze che ci hanno plasmato e resi quello che siamo. Il rispetto dell’altro e della sua natura è fondamentale, saper accettare che una persona sia com’è senza costringerla ad un cambiamento per il quale non è pronta equivale a fare una violenza. Esistono situazioni dove questo cambiamento, però, è necessario.
Il dialogo è una buon alleato della coppia, in mancanza di questo, parlano i gesti e i comportamenti. Osservare diviene necessario. Dubbi e insicurezze possono assalirci, ma dovremmo sempre tenere a mente: “Quanto siamo disposti ad investire in termini di tempo ed energie su di una persona?”, “Quanto e in che modo questa persona ricambia il mio affetto?”.
Non potendo costringere le persone al cambiamento, non ci resta che prendere la nostra decisione e investire in un cambiamento nostro interiore. “Lascio o accetto?”